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Uno studio chiarisce il meccanismo neurale che rende mal di testa, mal di denti e mal d’orecchie più debilitanti e difficili da sopportare degli acciacchi al resto del corpo. Insomma i fastidi alla testa e al volto sono i più dolorosi.

Autostrada del dolore. Ogni parte del corpo può far male, ma alcuni dolori sembrano più invalidanti di altri: se un dente cariato, l’emicrania o un’otite vi danno il tormento c’è un motivo preciso, come spiega uno studio appena pubblicato su Nature Neuroscience. I neuroni sensoriali che servono il volto e la testa sono connessi direttamente a una delle strutture cerebrali più importanti per la regolazione del controllo emotivo: il nucleo parabrachiale. Anche i neuroni sensoriali del resto del corpo sono collegati a questo “centro di controllo”, ma solo indirettamente. Il modo in cui percepiamo i dolori al cranio e al volto scatena implicando pertanto una risposta emotiva più intensa del solito.

La componente emotiva. I segnali dolorosi provenienti dalla testa viaggiano attraverso due tipi di neuroni, ed è possibile che queste cellule nervose siano semplicemente più sensibili al dolore rispetto a quelle del resto del corpo. Ma una maggiore sensibilità non basta a spiegare la sensazione di angoscia e paura che spesso si accompagna ad alcune nevralgie che coinvolgono il capo e il volto. Gli esami in risonanza magnetica funzionale  mostrano una maggiore attivazione dell’amigdala (una regione cerebrale implicata nelle emozioni più primitive) in risposta a questo tipo di stimoli.

Diretta o per vie traverse. Per vederci più chiaro, i neurobiologi della Duke University (USA) hanno monitorato l’attività cerebrale di alcuni topi dopo aver infiammato il loro volto o una zampa. La prima stimolazione ha sollecitato una maggiore attività del nucleo parabrachiale, collegato direttamente con i centri emotivi del cervello. Quando hanno cercato di capire quali neuroni afferissero a quest’area, i ricercatori si sono accorti che quelli del resto del corpo avevano con essa collegamenti solo indiretti, mentre quelli del volto e del cranio la raggiungevano anche con input diretti. La risposta emotiva a quel male è più immediata: si spiegherebbe così anche la maggiore attivazione dell’amigdala quando sono la faccia o la testa a dolere.

Prospettive terapeutiche. Ulteriori esperimenti hanno mostrato che attivare questo circuito intensifica il dolore, e inibirlo lo smorza. Per chi soffre di nevralgie al trigemino (un sistema di nervi cranici) o dolori facciali cronici, non è una notizia da poco: spesso questi mali si trascinano anche dopo interventi chirurgici, con comprensibile angoscia dei pazienti. Prendere di mira questo percorso neurale potrebbe aiutare ad affrontare il problema….ai posteri l’ardua sentenza.

Rubrica in collaborazione con:

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